https://doi.org/10.3390/ijerph17051772
Testo originale: http://www.trainingcognitivo.it/la-relazione-tra-funzioni-esecutive-e-disturbi-di-linguaggio-in-eta-prescolare/
Negli ultimi anni è sempre maggiore l’interesse verso i disturbi primari di linguaggio e le comorbidità cognitive che spesso si presentano. La consensus conference[1] del 2019 ha messo in chiaro che i disturbi linguistici si associano solitamente a difficoltà cognitive di vario tipo. Fra queste rientrano le alterazioni nelle funzioni esecutive.
Come si capisce dal titolo, la ricerca di cui vi parliamo riguarda proprio l’associazione tra le funzioni esecutive e gli specifici decifit linguistici in bambini di età prescolare.
La ricerca
Marini e collaboratori hanno condotto uno studio[2] su un piccolo gruppo di bambini, di età compresa tra i 4 e i 5 anni di età, circa la metà dei quali aveva diagnosi di disturbo primario di linguaggio. Lo scopo era quello di indagare i seguenti aspetti:
- Se i bambini con disturbi di linguaggio avessero performance più basse nei test sulle funzioni esecutive
- Se in ambito linguistico i deficit riguardassero la comprensione e la produzione
- Se i punteggi nei test sulle funzioni esecutive correlassero con le difficoltà linguistiche e narrative
A questo scopo tutti i bambini sono stati sottoposti a un test per la memoria di lavoro verbale, cioè la Memoria di Cifre della WISC-R, a un test per l’inibizione, cioè l’Inibizione della NEPSY-II, e diversi test di linguaggio presi dalla BVL 4-12 andando a valutare cioè le abilità articolatorie e di discriminazione fonologica, abilità lessicali in comprensione e produzione, abilità grammaticali in comprensione e produzione, e abilità narrative.
Risultati
Rispetto alla prima ipotesi, i dati confermano quanto immaginato dai ricercatori: mediamente i bambini con diagnosi di disturbo primario di linguaggio mostravano punteggi più bassi nei test di funzioni esecutive utilizzati (memoria di lavoro e inibizione).
Riguardo alla seconda ipotesi, i dati sono più complessi: alcuni aspetti linguistici risultano mediamente più bassi nei bambini con disturbo primario del linguaggio (abilità articolatorie, discriminazione fonologica, comprensione e produzione grammaticale, utilizzo di parole appropriate nella produzione narrativa) mentre altri aspetti verbali risultano paragonabili a quelli di bambini a sviluppo tipico (produzione e comprensione lessicale, errori di comprensione globale durante il racconto di una storia).
In merito alla terza ipotesi, le funzioni esecutive valutate risultano effettivamente correlate con molti aspetti linguistici: il 17% dei punteggi sulle abilità articolatorie veniva spiegato dalla memoria di lavoro; la memoria di lavoro spiegava il 16% della varianza della discriminazione fonologica e l’inibizione ne spiegava il 59%; il 38% di varianza della comprensione grammaticale veniva spiegato dalla memoria di lavoro mentre l’inibizione ne spiegava ben il 49%; la memoria di lavoro spiegava il 10% dell’informatività lessicale, mentre il 30% di quest’ultima era spiegato dai punteggi nelle prove di inibizione; infine, l’inibizione spiegava il 22% di varianza dei punteggi relativi alla completezza delle frasi.
Conclusioni
I dati appena citati suggeriscono una stretta relazione tra i disturbi di linguaggio e le funzioni esecutive (o almeno alcune componenti). I bambini che presentano difficoltà linguistiche hanno più probabilità di avere anche difficoltà almeno di memoria di lavoro e/o nelle capacità inibitorie. Inoltre, le correlazioni riscontrate indicato che tanto più i deficit verbali sono severi, tanto più è probabile riscontrare alterazioni nelle funzioni esecutive.
Una diretta conseguenza di ciò è che, a fronte di un disturbo di linguaggio, risulta imprescindibile ampliare la valutazione cognitiva almeno all’ambito delle funzioni esecutive data la loro importanza trasversale in gran parte dei contesti di vita del bambino e data la probabilità che ci siano effettivi deficit in questo dominio.